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Un bello scherzo

un bello scherzo di Andrea Vitali

Tornano le indagini del Maresciallo Maccadò sempre più personaggio cardine delle storie ambientate a Bellano da Andrea Vitali.

Vitali ha sempre infarcito le sue storie di una miriade di personaggi, di cui è uso fare l’elenco dettagliato a fine libro, ma alcuni stanno diventando ricorrenti e principali. Insieme al Maccadò ovviamente tutti i componenti della caserma, la moglie sua e dell’appuntato Misfatti, ma anche il Semola, segretario di partito. i dipendenti dell’ufficio postale, il titolare del bar dell’imbarcadero.

Ritrovare gli stessi personaggi aiuta a costruire una propria Bellano nella fantasia del lettore ed il legame tra le varie storie aiuta ad affezionarsi alle trame di Vitali.

Questa volta però il personaggio Maccadò, che pure è richiamato nel sottotitolo, non è protagonista. Più centrali il Maestro Crispini, corrispondente per il giornale locale ed oratore a tutti gli eventi pubblici e il segretario di partito Semola, che suo malgrado viene manipolato dalla moglie e dai Carabinieri.

Perché non c’è un reato su cui i Carabinieri di Bellano devono indagare, niente che sia di loro stretta competenza, ma non possono far finta di nulla quando una delle persone più in vista del paese viene prelevato a forza dalla sua abitazione dalla Polizia politica e tratto in arresto per istigazione all’attentato.

Ma le ferree convinzioni del partito non convincono gli abitanti di Bellano e men che meno il Maccadò ed i suoi collaboratori. Però come far luce sulla faccenda senza intromettersi in faccende su cui non si ha la giurisdizione?

Per fortuna un appiglio viene dagli abitanti di Bellano che riconoscono nella Caserma dei Carabinieri un’autorità giusta e anche se è sempre meglio starci lontani, più d’uno si rivolge a Maccadò per esprimere in via informale i propri dubbi ed aiutare a chiarire la situazione.

Divertente come sempre, leggero e disimpegnato come sempre, questa volta però Vitali ci ricorda o ci insegna come nel ventennio fascista c’era chi non si è schierato apertamente con la politica ufficiale e come l’Arma dei Carabinieri sia sempre stata indipendente e ben conscia del proprio ruolo.

Un paragrafo significativo per Un bello scherzo

Il Maccadò scosse la testa.

«Non riesco a immaginare…» sospese.

«Io pure», si accodò il Misfatti.

Poi, di nuovo, silenzio. C’era ben poco d’altro da dire. Ma nessuno dei due si mosse. Né il maresciallo congedò il Misfatti, né questi chiese licenza di andare. Così giocava il gatto con il topo. Chi gatto e chi topo però?

«Certo che se c’è di mezzo la Milizia…» osservò l’appuntato.

«Abbiamo le mani legate», completò astutamente il maresciallo.

Il Misfatti non disse né sì né no.

«Non crede anche lei appuntato?»

«In un certo senso…» rispose il Misfatti.

«Mi chiedo cosa possa aver combinato», rilanciò il maresciallo.

«Se», buttò lì l’appuntato.

«Se?» indagò il Maccadò.

«No, dico, quella lì è gente abituata a non andare tanto per il sottile, quindi…»

«Lei dice che potrebbe esserci un equivoco?»

Il Misfatti allargò le braccia.

«Se c’è, dovrà essere in grado di dimostrarlo», rispose.

Lui, sottolineò.

O qualcuno in sua vece.

«Giusto», approvò il Maccadò.

Ma chi?

Chi si sarebbe potuto prendere la briga di vederci chiaro?

«Qualcuno che non è abituato a credere alla prima che gli raccontano», rispose con un sorriso, quello sì felino, il Misfatti.

Era quasi ora di finire quel giochetto.

«Se non fosse che stiamo parlando così, tanto per dire, mi vengono in mente i carabinieri», fece il Maccadò.

«Adesso che me lo dice lo direi anch’io», si accodò l’appuntato. «Quindi…»

Ma il Maccadò lo fermò.

«Siamo d’accordo. Prima tuttavia dobbiamo sapere perché diavolo se lo sono portato via, di cosa sarebbe accusato.»

La presentazione ufficiale per Un bello scherzo

Sembrerebbe impossibile, perché la posizione è invidiabile, ma anche al caffè dell’imbarcadero di Bellano capita che per una giornata intera entri solo qualche sparuto cliente. Come martedì 5 marzo 1935. Per tirare sera l’oste Gnazio Termoli deve inventarsele tutte, fino a lavare e rilavare bicchieri già puliti. E poi sbadigliare all’ingresso del bar deserto. Eppure questa è una data che non potrà dimenticare, né lui né l’intero paese. Al calare delle prime ombre, infatti, al molo attracca una motonave della Milizia confinaria da cui scendono tre uomini completamente vestiti di nero. Uno davanti e gli altri due dietro. Modi spicci e poche parole che incutono terrore. Muti e impietriti, il Gnazio e i pochi altri testimoni assistono a una scena che ha dell’incredibile. Dopo alcuni minuti i tre militi, infilatisi nell’intrico delle contrade, riappaiono al molo. Sempre in formazione, ma adesso tra loro, sorretto per le ascelle e trascinato come un peso morto, c’è il povero maestro Fiorentino Crispini. Caricatolo brutalmente a bordo, l’imbarcazione riprende il largo in direzione di Como. E il Gnazio? Come tutti sanno, meglio farsi i fatti propri, fingere di non aver visto nulla e morta lì. Ma in questo caso… Il maestro Crispini… Come è possibile? A ripensarci, da qualche tempo il maestro non sembrava più lui. Aveva mancato più volte, per esempio, il proverbiale appuntamento con il suo marsalino, che il Gnazio gli serviva ogni mattina. Però, da lì a immaginare che possa aver meritato un arresto del genere ce ne passa. Unica soluzione: affidare la patata bollente ai carabinieri. Se la veda il maresciallo Ernesto Maccadò con quelli della Milizia. Capisca insomma cosa è successo e, se ci riesce, riporti a casa il Crispini.

un bello scherzo di Andrea Vitali

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Un bello scherzo. I casi del maresciallo Ernesto Maccadò Book Cover Un bello scherzo. I casi del maresciallo Ernesto Maccadò
Andrea Vitali
Fiction
2021
320
Un bello scherzo ultima modifica: 2021-08-30T15:58:26+00:00 da admin-Salvatore
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