Bolle di sapone
Tornano i terribili vecchietti del BarLume ma in tempo di lockdown ed il barrista Massimo può solo lavorare con l’asporto visto che con la pandemia il suo bar non può ricevere i clienti.
Malvaldi ritrova i suoi personaggi d’esordio ma li colloca nell’attualità dei primi mesi del 2020, con il lockdown, la necessità di svolgere le indagini a distanza, le chiacchierate tramite tablet e smartphone, con tutte le difficoltà che possono avere gli anziani con le nuove tecnologie.
L’esperimento non è molto ben riuscito perché la storia, prevalentemente fatta di video-dialoghi, non scorre bene ed anche alcuni aspetti dell’indagine non sono chiarissime. Nel complesso la trama non ha la verve a cui ci aveva abituato Malvaldi, gli spunti umoristici sono pochi e flebili, i personaggi, partendo da Massimo, a volte irriconoscibili per chi ha letto tutti i precedenti appuntamenti con il BarLume.
La Vicequestora Alice è bloccata in Calabria per un corso di aggiornamento e viene incaricata dell’indagine di un duplice omicidio: moglie e marito titolari di una conosciutissima pizzeria di successo vengono uccisi a pochi giorni di distanza, con modalità diverse. Se per il marito la pista della ‘ndrangheta sembra plausibile, la successiva morte della coniuge rende tutto più confuso.
Alice in videoconferenza chiede lumi su alcuni aspetti della ristorazione ad Aldo, da sempre del mestiere, ed un po’ per uno secondo le particolari competenze agli altri componenti della banda di investigatori dilettanti a distanza.
Il tutto mentre gli affari del bar languiscono, le famiglie sono forzatamente riunite in casa, e stranamente nell’ospedale in cui è ricoverato Ampelio si vive di una irreale tranquillità nel momento più terribile per la sanità italiana.
Un paragrafo significativo per Bolle di sapone.
– Anche ai pizzaioli, nel loro piccolo, gli sparano. Però, in questo caso, nel loro piccolo non è esattamente il termine esatto –. Massimo tirò fuori il pacchetto di sigarette. – Ti secca?
Tiziana fece una smorfia.
– Poi rimane l’odore…
Vabbè. Massimo rimise il pacchetto a posto e iniziò a raccontare.
– Due tizi, marito e moglie, qualche decennio fa mettono su una pizzeria, nelle campagne calabresi. E, nel giro di qualche anno, diventano famosi e si ingrandiscono. Aprono anche altre pizzerie, lì nei dintorni, nelle località di mare. Poi, un bel giorno, arriva il lockdown e tutti i ristoranti chiudono. Tutti, pizzerie incluse.
Massimo ritirò fuori dal pacchetto una sigaretta e cominciò a giocherellarci.
– Poi, un altro bel giorno, il proprietario della pizzeria va al supermercato, e si mette in fila fuori con il suo bravo carrellino. E, mentre è lì che aspetta, viene centrato da un proiettile sparato chissà da dove. Nessun altro sparo. E, come vuole la legge di causa ed effetto, nessuna altra vittima.
– Porca troia… Cioè, praticamente un’esecuzione. Maremma che orrore.
– Per te, che sei un essere umano, è orrore. Per le autorità inquirenti è lavoro. Anzi, per essere più precisi, è una grana. Grana che viene scaricata al vicequestore Alice Martelli in missione dalla Toscana litoranea. A casa sua sono tutti morti di noia, ma quelle sono morti naturali, non c’è nulla da indagare.
La presentazione ufficiale per Bolle di sapone.
Sono i giorni del Covid. Per la prima volta nei loro ottant’anni suonati, i Vecchietti del BarLume si sentono tali. Sono isolati e dubitano di avere ancora un futuro. Il tempo gli svanisce spulciando «ogni tipo di statistica sul virus esistente al mondo». Il bancone di Massimo il Barrista, fino a ieri cabina della macchina del pettegolezzo investigativo, è vuoto di chiacchiere. Persino la mamma di Massimo, la Gigina, è ritornata a casa, un piccolo tormento in più nelle giornate di Massimo, e una voce spiritosa che si aggiunge al gruppo toscaneggiante; ingegnere geniale in giro per il mondo, con un intuito più acuto perfino del brillante figlio. Ma provvidenzialmente l’occasione «per non farsi i fatti loro» arriva.
Alice, la vicequestora fidanzata del Barrista, bloccata in Calabria per un corso di aggiornamento per poliziotti, commette l’imprudenza di chiedere un’informazione innocua a uno dei vecchietti: quanto basta per insospettire la maldicenza e così scatenare i segugi venerandi. In Calabria c’è stata una strana doppia morte di due anziani coniugi. Lui, proprietario di una catena di pizzerie, è stato fulminato da una fucilata mentre era in coda al supermercato; forse criminalità organizzata. La moglie è morta per una ingestione di botulino.
Anche se condannati a comunicare via computer e telefonini, per i vecchietti le coincidenze continuano a non esistere. Ritrovando il metodo confusionario che li ispira, il turpiloquio creativo, il dialogo immaginosamente sferzante, risolvono in smart working un intrigo a più piani. Ma usando anche tutta la pietà e la solidarietà sociale, che fu a lungo l’idea-forza di quella generazione. In questa nuova commedia gialla di Marco Malvaldi, ambientata in pieno lockdown, i Vecchietti del BarLume sono ancor più protagonisti e sottili risolutori, con tutte le balordaggini che si trascinano a ogni passo. E il loro sguardo, pur appannato, è più che mai penetrante nelle ingiustizie sociali e nelle diseguaglianze messe in risalto dal momento tremendo. Ma sarà Massimo, come al solito, a mettere la parola fine a tutta l’intricata indagine, con tanta capacità di entrare in sintonia col prossimo, e un’arguzia in più che sorprende tutti. Così, l’autore, avventurosamente, rappresenta in trasparenza la condizione di tutti gli anziani e ricorda la necessità dei valori che li animano.
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