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Vento in scatola

Vento in scatola di Marco Malvaldi

Iniziando a leggere Vento in scatola di Marco Malvaldi pensi ad un resoconto della vita carceraria. D’altra parte hai appena letto nella prefazione che questo libro nasce dopo l’incontro di Malvaldi con i detenuti della Casa Circondariale Don Bosco di Pisa, che hanno contribuito al contenuto letterario.

In effetti molto ci viene raccontato della vita in carcere: la qualità del cibo, il sistema della spesa personale, l’ora d’aria che non è mai abbastanza ed il contrastato rapporto con i secondini e gli altri detenuti.

Il carcere viene visto soprattutto dagli occhi di Salim, neodetenuto perché ritenuto colpevole di un reato, possesso di droga ai fini di spaccio, che non ha commesso, mentre del suo vero reato commesso nella sua terra di origine, la Tunisia, nessuno sa nulla.

Salim è un ragazzo istruito ed intelligente, broker finanziario, che ha approfittato un po’ troppo dei soldi degli investitori che si sono fidati ciecamente di lui, e ne ha approfittato per fuggire dal suo paese alla ricerca di una vita migliore in Europa.

Salim però osserva attentamente tutto quello che gli succede intorno, e cerca di interpretare i comportamenti delle persone. Se il lettore fosse attento quanto Salim ai piccoli dettagli si sarebbe accorto che Vento in scatola non è la fredda cronaca della vita in carcere, anche se di questa molto ci racconta, ma è un piccolo giallo dove alla fine il colpevole viene smascherato e assicurato alla giustizia grazie alla capacità di Salim di far collidere piccoli particolari in un disegno più grande.

Malvaldi ha trovato il successo ed è conosciuto soprattutto per la serie dei vecchietti del Bar Lume, da cui è tratta la serie televisiva in onda su Sky, ma ha già dimostrato più volte di sapersi allontanare parecchio da quel suo porto sicuro (vedi milioni di milioni, buchi nella sabbia, odore di chiuso e riuscire a raccontarci ogni volta un mondo nuovo, sempre con la grande maestria nell’uso delle parole giuste.

Un paragrafo significativo di Vento in scatola

– Certo che te la sei andata a cercare.
– Non me la sono andata a cercare. Molisano provoca. Ce l’ha con me.
– Ah, ce l’ha con te –. Luca annuì come uno che la sa lunga, mentre si rufolava in tasca. – Hai sentito, Simone? Molisano ce l’ha con Salim. Me lo passi un filtrino?
– De’, anche te comprateli… – disse Simone, mettendosi la sigaretta all’angolo della bocca e ficcando una mano nella tasca posteriore della tuta. Il vento consumava veloce la brace, che rimaneva comunque grigia nel grigio del tempaccio infame della mattina, un filo di fumo che partiva di sbieco e poi saliva su, verticale, grigio anche quello.
– Finché ce l’hai sempre te… Tanto mica mi vorrai dire che li paghi. E comunque cosa vorrebbe di’ che provoca?
– Mi chiama Mohammed.
– Ah, ma quello non è mica perché ce l’ha con te – disse Simone, porgendo a Luca un filtro dopo aver tirato fuori di tasca una scatolina. – È perché sei musulmano. Lui tutti gli arabi li chiama Mohammed. Fa così da quando sono qui dentro.
– Io sono tunisino, non sono musulmano.
– E credi che uno come Molisano sia in grado di cogliere la sottile differenza? – Simone ridacchiò. – Sei nordafricano, quindi sei musulmano e anche negro. Non è cattivo, Molisano, è solo stupido. Come Barazzone, del resto.
– Anche te non sei tanto intelligente come credi – disse Edmond, indicando il filtro. – Guarda che prima o poi se ne accorge.
– Di cosa?
– Che gli freghi i filtrini. Prima o poi lo scopre e ti sfabbrica di botte. Ma poi perché?
– De’, qualcosa dovrò fa’ per tenermi in esercizio. Piove da due settimane. Io mi rompo i coglioni.

La presentazione ufficiale di Vento in scatola

Marco Malvaldi senza abbandonare l’ironia, il gusto del paradosso, l’esuberante inventiva che ne hanno fatto uno dei più originali scrittori di oggi, questa volta ha voluto cogliere una occasione regalandoci insieme a Glay Ghammouri l’opportunità di guardare al carcere in modo né convenzionale né caritatevole, ma davvero dall’altro lato delle sbarre.

«Ho conosciuto Glay Ghammouri durante il corso di scrittura creativa tenuto nella Casa Circondariale Don Bosco di Pisa nel 2012-2013. In seguito, Ghammouri – che sta scontando una condanna all’ergastolo per omicidio – mi ha detto di aver pensato a una storia, una specie di romanzo di formazione ambientato in carcere, e me l’ha raccontata. Mi è sembrato un ottimo spunto e abbiamo cominciato a lavorarci; l’idea era quella di narrare il mondo del carcere con lo spirito della commedia all’italiana: parlare in tono lieve di cose serissime. Forse, il modo migliore nel nostro Paese di farsi udire, ascoltare e comprendere»Protagonista di questo romanzo a quattro mani è Salim Mohammed Salah. Ha 29 anni, una laurea in economia e più di centomila euro in contanti, ottenuti tramite una truffa. In fuga dalla Tunisia si è rifugiato in Italia, ma qui viene arrestato per detenzione di stupefacenti (che non gli appartengono). I soldi, però, sono al sicuro, nascosti in un posto che lui solo conosce. In carcere, Mohammed conosce Cattaneo, un impiegato amministrativo con il quale stringe un accordo: Mohammed gli rivelerà dove sono i soldi, indirizzandolo sugli investimenti; i profitti saranno divisi a metà. E così i due, nel giro di alcuni mesi, cominciano a vedere dei soldi. Di questo intrigo finanziario dietro le sbarre si accorge Gaetano Quarello, un boss al 41 bis che decide di affidare a Mohammed la gestione dei suoi risparmi, un’offerta che non si può rifiutare considerato da chi proviene… Gli affari finanziari vanno bene fino a quando uno dei compagni di cella, Buscaino, non rivela a Mohammed di essere un agente sotto copertura infiltrato in carcere per distruggere la rete di Quarello; con l’aiuto di Mohammed, potrebbe riuscire a seguire il flusso di denaro del boss e sgominare l’organizzazione. Mohammed si trova così di fronte a un dilemma: perdere tutti i suoi soldi e guadagnare la libertà in quanto collaboratore di giustizia, oppure rimanere in galera. Marco Malvaldi senza abbandonare l’ironia, il gusto del paradosso, l’esuberante inventiva che ne hanno fatto uno dei più originali scrittori di oggi, questa volta ha voluto cogliere una occasione regalandoci insieme a Glay Ghammouri l’opportunità di guardare al carcere in modo né convenzionale né caritatevole, ma davvero dall’altro lato delle sbarre, per quanto per noi che ne siamo fuori sia possibile immaginarlo. La sua scelta narrativa richiama le parole di Elvio Fassone in Fine pena: ora che rimane fra le cose più alte, umane e vere scritte sul carcere: «Non intendo disegnare il ritratto dell’ergastolano modello, né fare l’eco di certe prediche pietiste sulla nobiltà della rieducazione. So che S. ha commesso crimini orrendi. So tutto questo. Ma qui mi importa attestare alcune cose sulla vita di un ergastolano che normalmente non emergono».

Vento in scatola di Marco Malvaldi

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Vento in scatola ultima modifica: 2019-06-16T09:27:36+00:00 da admin-Salvatore
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