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Un covo di vipere

Un covo di vipere

Il commissario Montalbano vive e lavora a Vigata, paesino ambito da due cosche mafiose, dove l’assassinio di un uomo per un regolamento di conti è una pratica di ordinaria amministrazione per la polizia.

Ma non tutti gli atti criminali su cui si trova ad indagare Salvo sono da imputare alla criminalità organizzata.

L’animo umano è capace di gesti di estrema cattiveria ed ignominia e spesso Camilleri affonda la sua lama in quelle torbide vite che hanno superato il limite.

Un uomo molto facoltoso viene trovato assassinato nella sua villa al mare. Lo trova il figlio, con cui aveva appuntamento anche per risolvere alcune questioni in sospeso tra i due .

Una tazzina di caffè in più rende evidente che non era da solo in quella villa e un esame più accurato dimostra, senza bisogno dell’aiuto del medico legale, che il colpo di pistola che gli ha devastato la testa è stato sparato quando l’uomo era già morto.

Andando avanti con le indagini viene alla luce la vita dell’uomo assolutamente dissoluta, meschina, egoista, feroce, violenta e amorale.

La vittima viene spogliata della solidarietà che è dovuta ad una vita spezzata ed anzi viene fatto di tutto per giustificare, alla fine, l’assassino. Se non si scoprisse poi che chi l’ha ucciso era altrettanto ripugnante.

Di chi è quel capello biondo trovato nel suo letto, residuo della sua ultima notte di sesso, lo si capisce abbastanza bene per tempo, e se ne intravedono anche il significato e l’epilogo della vicenda.

Ma ciò che invita a continuare la lettura non è l’attesa del colpevole, che anche non volendo si capisce visto che in tutto ci sono 3/4 personaggi oltre la polizia ed il morto, ma come Camilleri ci porta verso la conclusione, con un’attenzione alle parole, dicendo e non dicendo, facendo capire non svelando.

D’altra parte, anche nelle note di saluto, Camilleri spiega che era da tanto tempo che voleva affrontare l’argomento, ma non era facile. Ci vogliono le parole giuste, la sensibilità, il rispetto per le vittime e la condanna, il momento giusto .

Mi resta difficile dire di più senza svelare le vicende di Un covo di vipere. Vi posso solo dire che parla di un argomento difficile, senza mai tracimare nel cattivo gusto.

— un paragrafo significativo —-

 passò al notiziario di «Televigàta».

Naturalmenti, la notizia cchiù ’mportanti era l’omicidio del raggiuneri Barletta. Nel corso del servizio non dissero nenti che il commissario già non sapiva.
L’unica novità fu l’intervista, a chiusura, del figlio Arturo. Il quali non fici autro che arripitiri quello che gli aviva già contato. Ma a un certo punto, avennogli l’intervistatori addimannato se aviva ’na qualichi idea sul possibbili autore dell’omicidio, aviva arrispunnuto accussì:
Ufficialmente, esistevano quattro paia di chiavi del villino, uno è in mio possesso, il secondo ce l’ha mia sorella, il terzo è stato ritrovato nelle tasche di papà e il quarto, di riserva, si trova nella casa di città. Ho controllato io stesso. Poiché l’assassino è entrato senza dover forzare la porta, i casi sono due. O l’assassino ha adoperato una delle quattro paia di chiavi o gli ha aperto papà.
A ’sto punto l’intervistatori faciva ’na facci strammata e diciva:
Scusi, ma a stare alle sue parole, escludendo l’ipotesi che sia stato suo padre ad aprire la porta, si rende conto che i sospetti, per forza dovrebbero cadere su lei e sua sorella?
Arturo l’aviva taliato sorridenno.
Me ne rendo conto benissimo, ma le cose stanno così. Però non è escluso che esistano copie delle chiavi fatte fare da papà e date a persone estranee alla nostra famiglia.

— la presentazione ufficiale —

Un covo di vipere

Sellerio

“Sognando Montalbano è entrato in un sogno dipinto da Rousseau il Doganiere. Si è ritrovato insieme alla fidanzata Livia nel respiro di luce e nella convivenza innocente di un’edenica foresta. Gli intrusi riconoscono il luogo solo grazie a un cartello inciso a fuoco. Sono nudi. Ma portano addosso l’ipocrisia di foglie di fico posticce fatte di plastica. L’armonia dell’eden la sua mancanza di volgarità e violenza è una finzione pittorica. Non appartiene a nessun luogo reale. E neppure ai sogni. Ciononostante anche nella cieca e brutale realtà può sopravvivere la delicatezza del canto discreto e cortese di un uccello del paradiso saltato giù dai rami dipinti o sognati. Montalbano viene svegliato dal fischiettare di un garbato vagabondo che intona II cielo in una stanza con “alberi infiniti” imponendosi sul fracasso di un temporale. La filologia congetturale del commissario deve applicarsi al fondo torbido e malsano di esistenze nascoste e incarognite dal malamore dagli abusi e dalle sopraffazioni dalla crudeltà e dalla sordidezza dalle ritorsioni e dai ricatti dalla gelosia e dal rancore: non meno che dall’interesse. Il ragioniere Cosimo Barletta sciupafemmine compulsivo e strozzino è stato trovato morto: ucciso con modalità che a prima vista appaiono inesplicabili e addirittura insensate. Montalbano indaga sui segreti impenetrabili di una famiglia e sui misteri di una comunità. Sui rapporti di sangue e quelli di affinità.” (Salvatore Silvano Nigro)

Un covo di vipere

Un covo di vipere ultima modifica: 2013-09-20T22:17:00+00:00 da admin-Salvatore
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