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Morte a Firenze

morte a firenze - MArco VichiIl commissario Bordelli è ad un punto morto .

Un ragazzino è scomparso nel nulla e non ci sono indizi da seguire.

Il commissario è pressato dalla politica, è un caso per cui l’opinione pubblica vuole novità ed una soluzione.

Anche quando il ragazzino viene ritrovato morto sepolto in un bosco, l’indagine non ha altre piste da seguire . L’assassino sembra non aver lasciato nessun segno dietro di se ed a parte una flebile speranza il commissario Bordelli non sa quale strada seguire .

E’ un po’ la metafora stessa del romanzo . La trama è per buona parte delle pagine bloccata ad un punto morto, il lettore reclama qualche fiammella di interesse, ma tutto procede stanco e senza prospettive.

Tanto che pur di scrivere qualcosa il giallo viene abbandonato e per lunghe pagine viene rievocata l’alluvione di Firenze, le sue tragedie ed il lavoro della popolazione e dei volontari per riportare la città alla normalità.

Tutto molto interessante certo, ma già letto altrove e non vorresti rileggerlo se hai scelto di acquistare un giallo o poliziesco.

Anche le divagazioni amorose quasi adolescenziali del Commissario riempiono pagine utili solo ad allungare la lettura .

Quando finalmente si ritorna ad inseguire l’ assassino, per un puro caso fortuito, non che il Commissario abbia meriti particolari, la tensione cresce , l’interesse viene catturato ed aspetti che il giallo si concluda .

Purtroppo però l’autore non vuole dare una conclusione alla sua trama, preferisce troncarla, inscenando una lotta tra la polizia ed i poteri forti ed occulti in cui le forze dell’ordine risultano impotenti ed all’assassinio di un adolescente non viene data giustizia .

— un paragrafo significativo —

Piras si era fatto dare la macchina fotografica. Dopo aver scattato altre foto, rimase a fissare il cadavere del ragazzino con uno sguardo da vendetta sarda. La città era lontana. La città dove il ragazzino era sparito nel nulla. Finalmente avevano fatto un passo avanti: era stato ritrovato il corpo, ma se non saltava fuori qualcos’altro erano di nuovo a un punto morto.

Il commissario cercò Diotivede con lo sguardo. Lo intravide a una cinquantina di metri, immobile in mezzo agli alberi, incantato a guardare il vuoto con le braccia incrociate sul petto e la borsa tra i piedi. Sembrava in posa davanti a uno scultore. Il commissario lo raggiunse, senza fretta.

«Ci vorrà un po’ di fortuna» disse.

«Speriamo che non succeda come due anni fa…» mormorò il medico. Nella primavera del ’64 erano state uccise quattro bambine, prima che l’assassino venisse fermato. Erano stati mesi d’inferno…

Si sentì gracchiare un uccello in cima agli alberi, e tutti e due alzarono gli occhi per cercare di vederlo.

«Dammi un’altra sigaretta» borbottò Diotivede. Il commissario ne accese un’altra insieme al medico, e gettò il fiammifero in terra. Tra le foglie marce spuntava un grosso fungo. Chissà se era un porcino.

— la presentazione ufficiale —

Firenze, ottobre 1966. Non fa che piovere. Un bambino scompare nel nulla e per lui si teme il peggio, forse un delitto atroce. Il commissario Bordelli indaga disperatamente, e durante le indagini arriva l’alluvione… La notte del 4 novembre l’Arno cresce, si ingrossa, va a lambire gli archi di Ponte Vecchio, supera gli argini e la città è travolta dalla furia delle acque. Le vie diventano torrenti impetuosi, la corrente trascina automobili, sfonda portoni e saracinesche, riversando nelle strade cadaveri di animali, alberi, mobili e detriti di ogni genere. Mentre la città è alle prese con quella inaspettata e inimmaginabile tragedia, il delitto sembra destinato a rimanere impunito, ma la tenacia di Bordelli non vien meno…

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Morte a Firenze ultima modifica: 2015-09-04T15:06:56+00:00 da admin-Salvatore
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