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L’ultimo faraone

l'ultimo faraone di Wilbur SmithTata, l’insostituibile consigliere di vari faraoni susseguitesi nella storia, inventato da Wilbur Smith, fedele alla corona d’Egitto come mai nessuno, si ritrova in un periodo politicamente molto confuso ed è in evidente difficoltà.

Qual è il suo popolo, chi è il suo Faraone, a chi essere fedele, chi sono i suoi amici e chi i suoi nemici?

Il popolo egiziano è diviso in fazioni, il potere legittimo in mano a un Faraone pazzo e tiranno. Quelli che una volta venivano indicati come traditori torneranno come salvatori del popolo d’Egitto.

In tutto questo, diversamente alle passate avventure in cui lo abbiamo conosciuto, Tata viene più trascinato dagli eventi che non essere lui stesso a determinarli. Non che la sua influenza e le sue capacità siano venute meno, ma di fronte ad un Egitto allo sfascio la sua capacità politica è poca cosa di fronte alla forza degli eserciti. Senza dimenticare che lui stesso è un formidabile guerriero.

E senza dimenticare che Tata è il migliore in tutto, dalla scienza alle arti romantiche. In questo romanzo Smith enfatizza la poca umiltà del suo personaggio e la sua malcelata megalomania. Ci gioca, prende in giro i suoi lettori fino all’esasperazione. Poteva ottenere il risultato di farci odiare Tata e la sua supponenza, ottiene invece qualche sorriso nella ricerca dell’ennesima prova di superbia nei dialoghi del testo.

— un paragrafo significativo —

C’erano quattro guardiani ad accogliermi. Non appena Weneg ebbe lasciato il cortile, uno di loro sollevò il cappuccio nero e mi guardò con un sogghigno truce. Era mostruosamente pingue, con ghirlande di grasso che dalla pappagorgia gli penzolavano sul petto.
«Siamo onorati dalla tua presenza, mio signore. Non ci capita spesso l’occasione di ospitare un personaggio tanto illustre, che vanta la fama più eccelsa e la ricchezza più leggendaria dell’Egitto, dopo il Faraone, naturalmente. Ti darò tutto ciò che ti spetta, ma prima consentimi di presentarmi: mi chiamo Eneb.» Piegò l’enorme testa calva, coperta di tatuaggi raffiguranti figure a stecco impegnate in atti osceni, poi riprese a parlare. «Un uomo colto e dotto come te capirà che Eneb è ’bene’ letto al contrario, quindi saprà cosa aspettarsi da me. Chi mi conosce a fondo mi chiama spesso Eneb il Terribile.» Aveva un vizio inconsapevole che lo induceva ad abbassare rapidamente la palpebra destra al termine di ogni frase che pronunciava. Non riuscii a resistere alla tentazione di fargli l’occhiolino anch’io.
Smise di sorridere. «Vedo che ti piace scherzare, vero, mio signore? A tempo debito ti farò un po’ di scherzetti che ti faranno morire dal ridere», promise, «ma dobbiamo rimandare quel piacere per un altro po’. Il Faraone ti ha fatto imprigionare per alto tradimento, ma non ti ha ancora processato né condannato. Quel momento però arriverà, e io sarò pronto ad accoglierlo, te lo garantisco.» Cominciò a girarmi intorno, ma io ruotai su me stesso altrettanto velocemente per continuare a guardarlo in faccia.

— la presentazione ufficiale —

L’Egitto è sotto attacco. Tamose, il vecchio Faraone, è stato ferito a morte, la leggendaria città di Luxor è circondata e tutto sembra perduto. Taita, l’ex schiavo diventato generale dell’esercito reale, si prepara a ricevere il colpo finale dell’armata nemica. Ogni speranza sembra perduta, ma è proprio nei frangenti più disperati che Taita dà il meglio di sé. Con un tempismo perfetto, l’inaspettato intervento di un suo vecchio amico ribalta le sorti della battaglia, e l’esercito egizio festeggia la ritirata del nemico. Tornato a Luxor come vincitore, Taita si accorge subito che qualcosa non va. L’ascesa al trono di Utteric, il nuovo Faraone, preannuncia un’era oscura per il futuro dell’Egitto. Utteric infatti è tanto giovane quanto debole e crudele. Sentendosi minacciato dall’influenza di Taita presso la corte, in particolare dal suo affetto per il suo più giovane e degno fratellastro, Rameses, accusa Taita di alto tradimento e lo fa imprigionare, condannandolo a morte certa. Rameses si trova costretto a una scelta: aiutare Taita a fuggire opponendosi alla folle tirannia del fratello, oppure restare in silenzio. Per un uomo come lui, tuttavia, non c’è altra possibilità che quella di lottare per il bene della sua amata terra. Dagli scintillanti templi di Luxor all’antica civiltà di Sparta, L’ultimo faraone trasporta il lettore in un tempo in bilico tra il mito e la storia, un’epoca di aspre lotte e alti ideali che si rivela straordinariamente attuale. Il Maestro dell’Avventura ha davvero superato se stesso.

l'ultimo faraone di Wilbur Smith

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L’ultimo faraone ultima modifica: 2018-09-02T10:00:35+00:00 da admin-Salvatore
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