La versione di Barney
La versione di Barney è un romanzo dello scrittore canadese Mordecai Richler, osannato in patria non so quanto per campanilismo e quanto per meriti propri, pubblicato nel 1997.
Nel 2010 è stata realizzato un film cinematografico dal romanzo, diretto da Richard J. Lewis ed interpretato da Paul Giamatti e Dustin Hoffman, che è stato anche presentato alla 67ª Mostra del cinema di Venezia.
Se solo avessi visto il film avrei potuto affermare che, per una volta la trasposizione cinematografica fosse meglio del romanzo, ma non lo ho visto.
Certo pensare che il film per cui il protagonista ha vinto il Golden Globe sia peggiore del libro che ho letto è difficile da credere, anche se ho letto che ha ricevuto molte critiche.
Ma questo titolo, a cui mi sono accostato proprio per la fama che la versione cinematografica gli ha conferito, proprio non riesco a capire come possa essere da molti considerato un’opera d’arte.
Difficile da leggere, difficile da completare, difficile estrarne un significato. Originale si, pieno di situazioni e fantasia senz’altro, ma non è uno di quei titoli che mi sentirei di consigliare a cuor leggero.
Richler ci presenta un ricco ebreo amareggiato dalla vita vissuta e dal futuro che crede che gli presenterà il conto che inizia a scrivere per raccontare la storia della sua vita, nella sua versione. Barney Panofsky nonostante la memoria lo tradisca spesso, ci presenta una miriade di personaggi che hanno costellato la sua vita. La famiglia composta da suo padre, unico poliziotto ebreo a Montreal, dai suoi figli dalle vite distanti geograficamente e socialmente, dalla sua amata terza moglie Miriam. Gli amici della sua avventura parigina quando da giovane ha pensato di poter essere un artista, ed anche i suoi nemici tra cui Terry McIver, contro cui si deve difendere con queste sue memorie.
Con continui salti temporali, siamo portati attraverso le disavventure di Barney durante i giorni della vita parigina, solo per scoprire che non ama assolutamente gli artisti di questo mondo. I soldi, la fortuna e la fama arriveranno solo con una carriera nella produzione televisiva di basso profilo.
Barney viene accusato dell’omicidio del suo migliore amico, Boogey, ed anche se esce innocente dal processo, la società ed anche i suoi amici più intimi, compreso la moglie Miriam, lo hanno ritenuto colpevole e condannato.
Il personaggio di Barney è del tutto sgradevole: non è un eroe, è grossolano, antipatico, aggressivo e mai pentito delle sue azioni. Il racconto dovrebbe far sorridere, almeno un sorriso amaro, ma credo che perlopiù sia destinato ai canadesi e difficilmente adattabile ad altro pubblico.
Un paragrafo significativo
Il telefono. Naturalmente era Kate. “Ieri sera ti avrò chiamato cinque volte. L’ultima all’una. Si può sapere dove diavolo eri?”.
“Tesoro, mi fa piacere che ti occupi di me. Sul serio. Ma ti ricordo che non sono tuo figlio, sono tuo padre. Ero fuori”. “Senti, papà, io non ci posso pensare a te lì da solo. Ma scusa, metti che ti viene un ictus e non arrivi in tempo al telefono?”. “Non è nei miei programmi”. “Stavo per chiedere a Solange di venirti a suonare”. “Se vuoi possiamo fare che quando rientro a casa la sera ti chiamo io”. “Va bene. Tanto non dormiamo, e se anche fosse puoi lasciare un messaggio in segreteria”. “Senti, Kate, sei davvero gentile, ma non ho ancora fatto colazione. Perché non ne riparliamo domani?”. “Hai detto stasera. E poi cosa mangi? Di sicuro uova al bacon. Non avevi promesso?”. “Mangio m sli e prugne cotte”. “Come no, mi pare di vederti”.
Sto andando di nuovo fuori tema. Parlo di tutto, tranne di quello di cui dovrei. Ma questa è la vera storia della mia vita dissipata, che è fatta essenzialmente essenzialmente di oltraggi da vendicare e ferite da rimarginare. Del resto alla mia età uno ha più cose da riportare a galla, e con cui fare i conti, che prospettive, a parte l’ospizio, quindi ho il sacrosanto diritto di andare fuori tema. Ma dicevo di questo patetico abbozzo di… della mia storia. In fondo non sono mica il primo a rivangare i verdi anni. Prima di me l’hanno fatto Evelyn Waugh, Jean-Jacques Rousseau, e anche Mark Twain, nella Vita, quel libro sul fiume, come si chiamava? Dio santo, fra un po’ non mi ricorderò neppure come mi chiamo io.
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LA VERSIONE DI BARNEY
Tratto dall’omonimo romanzo di Mordecai Richler, il film narra la storia di Barney Panofsky, sessantenne canadese di origine ebraica, produttore televisivo di successo, che decide di cimentarsi nelle proprie memorie, scrivendo la sua personale “versione” dei fatti, soprattutto per quanto riguarda la morte dell’amico Bernard “Boogie” Moscovitch, della quale era stato accusato a causa di alcune illazioni messe in giro dal suo rivale Terry McIver.
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