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La strada di Cormac McCarthy

La strada di Cormac McCarthyIn un mondo distrutto da un non precisato cataclisma, arso e freddo, poche persone sopravvivono in una società dominata dalla diffidenza, dalla mancanza di cibo e dal risveglio dei più torbidi comportamenti umani .

In questo mondo un uomo ed un bambino, senza nome perchè non è la loro storia, ma la storia di chiunque resti vivo sulla terra, percorrono una strada infida cercando di raggiungere il mare ed una temperatura più mite.

Cercando di evitare ogni incontro e di frugare in ogni casa abbandonata in cerca di cibo e altro materiale utile (coperte, scarpe, olio o benzina per accendere fuochi) la loro vera meta non è il mare, ma la speranza che una volta arrivati alle suo sponde succeda qualcosa di nuovo.

L’uomo cerca di difendere il bambino da ogni pericolo, ma la sua più grande preoccupazione è di morire e lasciarlo solo.

Il bambino però ha una visione più alta del padre e già si sente solo, sente la mancanza di una comunità, di poter giocare con altri bambini, di potersi fidare di altri adulti .

Quando, dopo molto cammino, con qualche giorno fortunato e tanti pericoli affrontati giungono al mare, sono ancora soli . Soli per quanto il padre, timoroso e segnato dagli avvenimenti, li ha costretti ad essere soli .

La strada è un romanzo post-apocalittico che racconta il difficile rapporto padre-figlio in un mondo dove mancano ad entrambi i riferimenti sociali e la paura di morire sovrasta ogni altra considerazione, anche quella che è inutile vivere solo per allontanare il momento certo della morte.

Da leggere, è una di quelle storie che poi ci accompagneranno per sempre nel nostro personale cammino.

— un paragrafo significativo —
Nei giorni e nelle settimane seguenti proseguirono verso sud. Solitari e ostinati. Una regione scabra e collinosa. Case di lamiera. A tratti sotto di loro intravedevano la superstrada in mezzo alle nude macchie di foresta secondaria. Freddo, sempre più freddo. Appena superato il profondo avvallamento fra le montagne si fermarono e spinsero lo sguardo oltre quella vasta gola verso sud, dove non c’era che terra mangiata dal fuoco a perdita d’occhio, con le sagome annerite delle rocce che spiccavano fra i banchi di cenere e i pennacchi di cenere che si alzavano e venivano sospinti lungo la distesa brulla. La traccia di un sole smorto che si muoveva invisibile oltre le tenebre.
Impiegarono interi giorni per attraversare quella piana cauterizzata. Il bambino si era dipinto delle zanne sulla mascherina con dei pastelli che aveva trovato e andava avanti senza lamentarsi. Una delle ruote anteriori del carrello si era mezzo scassata. Che ci potevano fare? Niente. Poiché davanti a loro tutto era ridotto in cenere, accendere fuochi era impossibile e le notti erano lunghe, buie e fredde come mai prima. Un freddo che spaccava le pietre. Un freddo assassino. L’uomo teneva stretto a sé il bambino tremante e contava ogni suo fragile respiro nell’oscurità.
Fu svegliato dal brontolio di un tuono in lontananza e si mise a sedere. La luce fioca tutto intorno, tremolante e senza una fonte precisa, si rifrangeva nella pioggia di fuliggine portata dal vento. Coprì se stesso e il bambino con il telo di plastica e rimase a lungo in ascolto. Se si fossero bagnati non ci sarebbe stato nessun fuoco ad asciugarli. Se si fossero bagnati probabilmente sarebbero morti.

— la presentazione ufficiale —

Un uomo e un bambino, padre e figlio, senza nome. Spingono un carrello, pieno del poco che è rimasto, lungo una strada americana. La fine del viaggio è invisibile. Circa dieci anni prima il mondo è stato distrutto da un’apocalisse nucleare che lo ha trasformato in un luogo buio, freddo, senza vita, abitato da bande di disperati e predoni. Non c’è storia e non c’è futuro. Mentre i due cercano invano più calore spostandosi verso sud, il padre racconta la propria vita al figlio. Ricorda la moglie (che decise di suicidarsi piuttosto che cadere vittima degli orrori successivi all’olocausto nucleare) e la nascita del bambino, avvenuta proprio durante la guerra. Tutti i loro averi sono nel carrello, il cibo è poco e devono periodicamente avventurarsi tra le macerie a cercare qualcosa da mangiare. Visitano la casa d’infanzia del padre ed esplorano un supermarket abbandonato in cui il figlio beve per la prima volta un lattina di cola. Quando incrociano una carovana di predoni l’uomo è costretto a ucciderne uno che aveva attentato alla vita del bambino. Dopo molte tribolazioni arrivano al mare; ma è ormai una distesa d’acqua grigia, senza neppure l’odore salmastro, e la temperatura non è affatto più mite. Raccolgono qualche oggetto da una nave abbandonata e continuano il viaggio verso sud, verso una salvezza possibile.

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La strada di Cormac McCarthy ultima modifica: 2015-10-27T19:00:35+00:00 da admin-Salvatore
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