La piramide di fango
Come sempre, anche in fondo a questo romanzo Andrea Camilleri ci informa che, anche se l’idea della trama deriva da situazioni reali, cose, vicende e persone sono puramente inventate.
E’ una storia, fantasie, invenzioni per babbiare.
Certo è così, ma in questo come in molti altri romanzi del Commissario Montalbano, bisogna sempre tener presente che nasce da vicende realmente accadute, che sono diverse da quanto raccontato nel libro, che offrono solo uno spunto, ma che sono reali.
Ed allora il romanzo di Camilleri si può leggere due volte.
Una volta leggi le avventure del commissario, tra le sue sciarratine con Livia, le telefonate con Catarella, le riunioni con Fazio ed Augello, gli scontri con PM e scientifica.
E segui il dipanarsi del giallo, il collegamento degli indizi e soprattutto le supposizioni del Commissario (che bravo sbirro che è, dice Fazio). E supposizione dopo supposizione arrivi quasi ad indovinare il perchè, il percome ed il colpevole. Poi si cercano le prove.
Non ci sono sparatorie nelle azioni di polizia di Montalbano, ed anche se questa volta c’è un piccolo scontro fisico in cui Salvo ne esce piuttosto ammaccato, l’azione è di testa, ragionamento dopo ragionamento, ascoltando i testimoni oltre le parole che dicono, osservando le cose anche dal punto di vista contrario all’apparenza.
Così si segue volentieri Camilleri nel suo viaggio a ritroso dal cadavere al colpevole, alle ragioni del delitto.
Poi si può leggere La piramide di fango una seconda volta e distogliere il pensiero dalle vicende narrate da Montalbano e concentrarsi sul dove sono ambientate queste vicende.
E si vede un paese stravolto da piogge torrenziali, che devastano un ambiente che non conosce la manutenzione e la salvaguardia, ma solo appalti di ricostruzione e bonifica, dove la politica è al servizio dell’interesse economico, dove un appalto per un anno si trasforma in un progetto decennale, tanto lungo da farne dimenticare lo scopo originale.
Montalbano si muove in questo contesto, osservando consapevole e arrabbiato ciò che ha intorno, ma in fondo poi perso dietro le proprie vicende personali, impotente a cambiare le cose.
— un paragrafo significativo —
I colori non esistivano cchiù, non si vidiva ’na cosa che non avissi lo stisso uniformi grigiastro della fanghiglia. Il fangue, come diciva Catarella. E forsi non aviva torto, pirchì il fango ci era trasuto nel sangue, ne era addivintato parti ’ntegranti. Il fango della corruzione, delle mazzette, dei finti rimborsi, dell’evasione delle tasse, delle truffe, dei falsi in bilancio, dei fondi neri, dei paradisi fiscali, del bunga bunga…
Forsi, arriflittì Montalbano, quello era il simbolo della situazioni nella quali s’attrovava il paìsi ’ntero.
Accilerò, nel timori ’mproviso e irragionevoli che la machina, contagiata, si firmava ’n quel posto addannato cangiannosi in un momento in un relitto fangoso.
Se fusse capitato, si sarebbi di sicuro per prima cosa mittuto a fari voci di picciliddro scantato e ci sarebbi voluto tempo assà prima che gli tornava l’uso della raggiuni.
— la presentazione ufficiale —
Sellerio
LA PIRAMIDE DI FANGO – CAMILLERI ANDREA – Sellerio
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