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La carta più alta

la carta più altaHo concluso la mia visita a Pineta, al BarLume e salutato tutti i personaggi con l’ultima (per ora) storia di Malvaldi dedicata all’investigatore involontario, barrista per vocazione, bastian contrario per convinzione.

Massimo questa volta assume un po’ le sembianze del suo autore, scrittore per passione e chimico per professione, e viene coinvolto in una storia di veleni e modalità di somministrazione.

Tutto nasce dalle classiche chiacchere da bar in cui i quattro vecchietti spettegolano per passatempo sul resto del piccolo paese.

Aldo, il ristoratore, è indeciso se mettersi in affari con un imprenditore dal passato oscuro e dal presente indecifrabile. Da dove vengono i soldi con cui ha acquistato un grosso complesso immobiliare ? Come ha convinto il vecchio proprietario, capostipite di una ricca famiglia, a venderlo sotto il prezzo di mercato ? E la morte avvenuta pochi mesi dopo la vendita non è poi così chiara.

Le chiacchere vengono riferite al commissario (anzi al dottor commissario) Fusco che rivela di aver avuto da sempre gli stessi dubbi, ma non avere non solo delle prove, ma neanche degli indizi da cui partire per far luce su questa vicenda.

Ma a volte i binari su cui corrono le indagini della Polizia sono troppo lineari, mentre un’indagine informale condotta da chi ha tempo da perdere inseguendo vane supposizioni può risultare più efficace.

Tra l’altro Massimo subisce un infortunio che lo costringe in un letto di ospedale, e la sua indagine questa volta è più mentale e razionale, con gli altri protagonisti che si alternano intorno al suo letto portandogli le notizie su cui si impegna a ragionare.

Il giallo questa volta è più difficile da seguire con le proprie supposizioni e bisogna affidarsi completamente ai percorsi della trama, ma il libro è piacevole ed anche con delle situazioni divertenti.

—un paragrafo significativo

– … mi rintano nel bar, che ero convinto che fosse mio, e mi ci ritrovo dentro mio nonno e quegli altri. Che spaccano i coglioni a chiunque entri con delitti veri e presunti. E io, invece di avvelenargli l’amaro, prendo e scrivo una lettera anonima.

Così vanno da Fusco, e quello invece di metterli agli arresti ospiziari si commuove e riapre un caso vecchio di millenni, e che oltretutto non esiste. Il tutto grazie a chi ? Grazie al sottoscritto.

Io vorrei sapere perchè. Io non ci credo nel destino, ma Cristo tutte le volte che tento …

E lì Massimo cominciò letteralmente a litigare con i vecchietti e a rinfacciare loro a trecentosessanta gradi (o, se preferite, 2p) tutti i modi in cui riuscivano ad irritarlo, uno per uno e tutti insieme.

— la presentazione ufficiale

La carta più alta

Sellerio

A Pineta siamo a metà di un’estate particolarmente lunga. Massimo che ha completamente ristrutturato il bar cerca una nuova banconista; Aldo a cui hanno distrutto il ristorante dandogli fuoco sta cercando un nuovo locale. Il posto adatto ci sarebbe: si tratta di Villa del Chiostro una beauty farm che sta andando piuttosto bene messa su vari anni prima da un personaggio losco Riccardo Foresti e dove vorrebbe aprire un ristorante in comproprietà. Aldo è reso dubbioso dalla cattiva reputazione di Foresti e prima di accettare vuole delle garanzie; la stessa storia della beauty farm infatti ha dei punti oscuri. Grazie alle conoscenze di Pilade in Comune i vecchietti riescono a mettere le mani sui vari atti che hanno portato all’acquisizione del fabbricato; scoprono così che la proprietà è stata comprata ad un valore assai inferiore al prezzo di mercato. La spiegazione è ovvia: il bene è stato acquistato come nuda proprietà e quindi destinato a rimanere in mano al venditore Ranieri Carratori fino alla morte di quest’ultimo. Meno ovvio è invece che il Carratori stesso sia morto in maniera improvvisa dopo un mese circa dalla stipula del contratto. Apparentemente per una malattia che non perdona; ma per i vecchietti è una coincidenza troppo grossa per essere solo un caso. Un infortunio al tendine costringe Massimo a un ricovero proprio nello stesso ospedale in cui è morto Carratori. Aldo Ampelio Gino e Pilade i quattro pensionati-detective di Pineta affondano in questa nuova avventura fra un pettegolezzo una bevuta e quattro risate rompendo la monotonia della placida vita di provincia con arguzia e ironia. E dimostrando alla fine che la scienza serve anche tra i tavolini di un bar.

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La carta più alta ultima modifica: 2012-11-24T21:08:32+00:00 da admin-Salvatore
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