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La ballata delle acciughe

la ballata delle acciughe - Dario VergassolaMi è bastato il titolo ed ho deciso di comprarlo .
Anzi tanto che ho fatto, me lo son fatto regalare per Natale . Quindi dopo tanto tempo sono tornato a leggere un libro cartaceo, con il kindle in pausa per pochi giorni .

Appena ho letto il titolo, la ballata delle acciughe, ho pensato che dovevo leggerlo.

Nulla ha influito il nome dell’autore, Dario Vergassola, che se pure trovo pungente come comico alla fine mi risulta ripetitivo ed incapace di trovare altri argomenti. Tra l’altro scopro solo ora dalla quarta di copertina che questo è il suo primo romanzo, mentre ero convinto di essermene persi, senza rimpianti, almeno un paio.

Il titolo dicevo mi ha colpito e mi ha fatto desiderare di leggerlo per un solo, ingiustificato ed inopportuno motivo: mi ha fatto pensare subito a Bar Sport di Stefano Benni, uno dei libri più divertenti che abbia mai letto .

Questo prima ancora che sapessi che le acciughe del titolo vivono (fino al prossimo spuntino) in un bar .

Non so quale associazione di idee abbia fatto, ma a fine lettura posso dire di non essermi sbagliato di molto, anche se i due libri sono completamente diversi .

Mentre bar sport è un’insieme di racconti, quasi un libro a episodi, la ballata delle acciughe ha la sua trama e la sua storia da raccontare dall’inizio alla fine .

Però la storia è raccontata con la stessa ironia e ricerca della bizzarria umana che contraddistingue i racconti di Benni. I personaggi sono prima di tutto il loro vizio, la loro particolarità intorno a cui poi viene costruito un corpo . Ed a cui poi viene dato un nome che corrisponde all’anima della loro stessa particolarità.

Sono clienti abituali del Bar Pavone i fratelli Chiappa, omoni trogloditi dal muscolo guizzante ed il cervello lento, ma sincero; Gino lo statale; Giulianone felice del suo rapimento da parte degli alieni, Gigi il barista che sa tutto, Ansia con la sua non contagiosa ipocondria . C’è anche la bella Giulia che da decenni fa innamorare tutti quanti.

Non c’è più Michele, che da tanto non bazzica più il bar, ma che è l’amico che non si perde mai. Non c’è perchè è deceduto, ma ha lasciato hai suoi amici un’eredità di ricordi ed una missione da compiere.

Gino deve andare come penitenza a Woodstock e filmare la riuscita della sua missione, che è al tempo stesso il ricordo che Michele gli lascia in eredità.

Dal bar in collegamento telepatico non meglio spiegato, tutti seguono le gesta di Gino e lo incoraggiano, e vorrebbero essere con lui e lo aspettano di nuovo al bar, con una storia da raccontare per i prossimi decenni.

Dopotutto, pare essere la morale del libro, noi siamo i nostri ricordi. Quelli di infanzia che solo adesso rileggiamo in maniera diversa, quelli che immaginiamo siano ricordi ed invece sono solo sogni e quelli che teniamo stretti con noi perchè ci dicono chi siamo.

— un paragrafo significativo —

Ogni tanto si faceva vedere al bar portando l’allegria dei suoi meravigliosi piatti, ma lui non si faceva mai vedere.

Un giorno, entrando nel bar con una torta di susine del suo orto, posò il piatto velocemente sul balcone e, senza salutare, si voltò per uscire.

<Aspetta> disse Gigi <che succede, come mai tutta ‘sta fretta ?>

Giulia si fermò sulla porta e iniziò a singhiozzare. Gino la raggiunse e mettendole le mani sulle spalle la fece girare lentamente. I bei capelli neri sciolti davanti alla faccia non riuscivano a nascondere il livido che dall’occhio si stava riversando sul naso, mentre bocca troppo gonfia sparigliava la proporzione di quel viso così piccolo. L’aveva picchiata di nuovo. Quella testa di cazzo di Ferruccio le aveva messo di nuovo le mani addosso,

Tutto il bar si fermò e scese veramente una brutta aria, come quando i nuvoloni si abbassano sul monte Parodi e a Biassa arriva la nebbia, quando il mare diventa argento metallizzato, increspato come carta stagnola mentre le onde sono spettinate dal vento e la luce cambia in quei brevi istanti sospesi prima che la pioggia si stacchi dalle nuvole e precipitando tocchi terra.

Lucio e Albè smisero di giocare, Giulianone mollò il flipper mentre Ansia cercava di articolare sottovoce <Giaccio e Gentalyn …>. I fratelli Chiappa, silenziosi, guardavano per terra. Le acciughe bestemmiarono qualche antico dio marino.

— la presentazione ufficiale —

Dario Vergassola racconta una stona divertente e malinconica ambientata nella provincia italiana a lui tanto cara. Le vicende hanno luogo nella periferia di La Spezia al bar Pavone, i cui frequentatori “nulla hanno da invidiare al bar di Guerre Stellari” e creano un microcosmo dove si riflettono tutti i pregi e i difetti dell’umanità. Popola il racconto una giostra di personaggi strani, buffi, a volte ridicoli ma anche molto realistici, pieni di paure, piccole e grandi manie, problemi quotidiani ed esistenziali. Come Lucio e Albe, due cassaintegrati che giocano la stessa partita a biliardo da anni senza mai arrivare a una fine, barando di continuo sul punteggio per far durare la partita in eterno; Giulianone che racconta di essere stato rapito dagli Ufo; Gigi il barista, detto anche Gigipidia perché sa non quasi tutto ma proprio tutto; l’ipocondriaco Ansia, detto anche Malattie Imbarazzanti; i tre fratelli Chiappa, orchi buoni che sfruttano i loro muscoli facendo i traslocatori sulle colline dietro le Cinque Terre. E infine Gino, impiegato statale con moglie e figli, protagonista di un avventuroso viaggio che lo porta da La Spezia fino in America, mentre gli amici dal bar seguono e commentano in diretta le sue rocambolesche avventure.

la ballata delle acciughe - Dario Vergassola

La ballata delle acciughe ultima modifica: 2015-01-09T16:57:09+00:00 da admin-Salvatore
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