Il momento è delicato
Il momento è delicato è una raccolta di racconti di Niccolò Ammaniti .
Lo stesso autore racconta in prefazione che i suoi primi lavori sono stati dei racconti, spesso scritti per il piacere di scrivere senza sapere che sarebbe stata la sua professione .
A parte sporadici episodi minori questi racconti non venivano mai pubblicati pur riconoscendone la qualità. Perchè ? Perchè per un momento durato un ventennio il settore dell’editoria viveva un momento delicato, in cui bisognava stare attenti a cosa si pubblicava, e non era mai il momento di pubblicare racconti, opere letterarie considerate minori.
Adesso dice Niccolò, che il momento è veramente delicato, ha voluto pubblicarli con tutto se stesso.
La verità secondo me è che per poter pubblicare una raccolta di racconti serva il nome, l’autorevolezza dell’autore.
Il racconto non è affatto un genere letterario minore rispetto ad un romanzo, anzi scrivere un buon racconto può essere più difficile che scrivere un romanzo.
Perchè se nel romanzo hai tempo di spiegare ed approfondire, nel racconto le situazioni devono essere chiare ed intuitive, per andare subito al nocciolo della questione e proporre la conclusione. Breve o lungo il racconto è sempre essenziale e non c’è spazio per il superfluo, bisogna limare fino a lasciare solo il cuore.
Non so quanti siano i racconti contenuti in questa raccolta, che abbraccia una quindicina d’anni di lavoro, ma veramente pochi potrebbero avere la capacità di esistere per se stessi, senza la protezione degli altri in un volume.
Ho trovato tanta fantasia, splatter e sanguinosa, ma poche conclusioni. Non credo che il racconto debba creare una situazione senza svilupparla fino in fondo e trovare una conclusione o una morale. Per molti racconti di questa raccolta invece mi sono trovato davanti ad una troncatura. Volontaria, non certo per mancanza di idee, come stile narrativo, che però non ha soddisfatto i miei gusti.
Ci sono comunque racconti veramente belli, elaborati, che però da soli non avrebbero potuto reggere il peso della pubblicazione in un libro.
—un paragrafo significativo —
Cadde prima in ginocchio e guardò, solo per un attimo, chi l’aveva avvelenata, poi le palle degli occhi le si rivoltarono lasciando solo il bianco. Si piegò inerosabilmente e in ultimo disperato tentativo provò a rialzarsi, ma fu tutto inutile. Sballottata dagli spasmi, si gonfiò come un cadavere lasciato a decomporsi in un lago. I pantaloni troppo tesi non la contenevano più. La pressione che si era accumulata sul bottone della patta lo spedì assai lontano. Il rumore che emetteva era quello di una pentola a pressione scassata. Viola, verde, gialla e finalmente rossa come l’acciaio arroventato, esplose in un boato assordante. Pezzi di materia organica vennero lanciati con forza tutt’intorno. La testa, l’unica parte ancora integra, vibrò a lungo come una meteora impazzita e poi decollò perdendosi lontano, più lontano di quanto potreste mai immaginare.
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