il filo dell’orizzonte
E’ già passato qualche giorno da quando ho finito di leggere il filo dell’orizzonte, più di una settimana, ed adesso sono in difficoltà a scrivere questa recensione.
Di cosa parlava Tabucchi, su cosa è incentrata la storia ?
C’era una morale, una rivelazione ? Non lo so, perchè di quel libro non mi è rimasto nulla, forse perchè di nulla parla.
Una storia che crea delle aspettative che non mantiene, così come apre delle parentesi che non sembrano chiudersi.
Non dico che è un brutto libro, ma è un po’ come l’insalata senza condimento. Farà anche bene, ma è insapore .
Il filo dell’orizzonte è il viaggio che mai si farà, quella cena con gli amici che è sempre rimandata, quella donna sbirciata da lontano. E’ un desiderio, ma è talmente bello cullarsi in quel desiderio che non vogliamo davvero che si avveri, per non perderlo.
Il protagonista è alla ricerca dell’identità di un uomo assassinato, ma non si tratta di un giallo.
Le motivazioni che spingono il novello investigatore non sono quelle di assicurare un assassino alla giustizia o dare pace alla famiglia della vittima, ma l’appagamento di una curiosità personale e magari anche occupare un poco di quel tempo che ha da perdere.
Non è un investigatore, ma un vagabondo curioso sulle tracce di un evento di cronaca.
E di fatto non ci sono indizi da individuare ed intrecci da risolvere, ma solo un sentiero di sequele senza importanza, di persone che si conoscono, di luoghi da visitare in un tragitto che qualsiasi curioso potrebbe intraprendere, ma chissà perchè non interessa la polizia.
Se non è di investigazione allora questo romanzo sarebbe dovuto essere di ricerca interiore, ma il tutto è così labile e confuso come una città avvolta nella nebbia e vista da lontano.
Non si può riuscire ad impersonarsi nel protagonista, non ci può essere empatia perchè è difficile seguire i suoi ragionamenti ed i suoi sentimenti.
— un paragrafo significativo —
Il Signor Poerio ci pensa sopra, ha preso un lembo della giacca fra l’indice e il pollice e strofina il tessuto sovrappensiero. Di una cosa è certo, quella giacca l’ha cucita nel Sessanta, questo può dirlo con tutta sicurezza, apparteneva a una piccola pezza di stoffa, se ne ricorda perfettamente, uno scampolo che gli era costato una sciocchezza perchè era una rimanenza di magazzino e il fornitore voleva disfarsene. Il signor Poerio ora mostra un certo sospetto, non gli è ben chiaro che cosa si vuole da lui. “Lei è della polizia ?”, chiede. D’improvviso è diventato guardingo, teme certamente qualcosa che possa nuocergli.
FELTRINELLI
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