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Il fasciocomunista

il fasciocomunista di Antonio PennacchiLeggere Antonio Pennacchi ogni volta è ricevere una lezione di storia. Ma non il pedante succedersi di avvenimenti con cui siamo stati abituati a conoscere la storia a scuola, ma un immergersi nella realtà quotidiana di chi la storia l’ha fatta senza rendersene conto.

Davvero penso che consigliare uno qualsiasi dei libri scritti da Pennacchi ad uno studente sia la migliore lezione di storia sul nostro paese che si possa proporre.

I personaggi di Pennacchi sono sempre calati in un momento storico pregnante, dove i fatti che cambieranno la storia d’Italia lo circondano inconsapevolmente. D’altra parte nessuno di noi è veramente consapevole del periodo storico che sta vivendo.

Sono comunque personaggi straordinari, attivi, che non perseguono il fasto e la gloria e non aspirano ad essere ricordati, ma che vivendo la loro quotidianità e perseguendo le loro aspirazioni personali comunque vivono e costruiscono la Storia.

La differenza tra un libro di storia scolastico ed un romanzo di Antonio Pennacchi è che i romanzi sono molto più divertenti, ed alla fine ci insegnano di più.

Accio Benassi, il protagonista di ‘Il fasciocomunista‘ è una divertente ed ironica sagoma, un ragazzo volenteroso ma confuso, eternamente contraddittorio, sempre testardo e comunque buono nell’animo, fino in fondo, ma con il continuo tentativo di nasconderselo.

Seguiamo la vita di Accio dalla sua adolescenza fino a quando sarà adulto.

Dopo un primo periodo in seminario, dove conduceva una vita comunque soddisfacente e coerente con il suo carattere, lo abbandona senza neanche sapere bene lui perchè e si dedica anima e cuore alla vita politica. Anima e cuore appunto, non con il cervello.

Nel senso che Accio vive la sua passione politica con slancio, entusiasmo, e spontaneità, ma con poco raziocinio. Si butta nella politica di destra perchè è li quasi tutta la sua famiglia, ma si domanda troppo tardi se quella sia anche la sua visione.

Comunque la sua è una partecipazione attiva e volenterosa che lo porta a fare cose che non vorrebbe fare e pur giurando a se stesso più volte che è l’ultima volta che si caccia in un guaio del genere, anche lui sa che ci sarà una prossima volta.

Crescendo si accorge che la sua ideologia del fascismo non sempre corrisponde a quella degli altri. E anzi si accorge che su certe cose non proprio la pensa allo stesso modo. Ma mai si sarebbe allontanato dal fascismo se non lo avessero costretto altri.

Ed orfano (virtualmente) della famiglia reale e di quella politica si ritrova ad avere estremo bisogno di sostituirla con qualcos’altro, ma si fa sempre guidare dalla passione più che dal raziocinio.

Fino a che si caccia nel guaio più grande, questa volta realmente senza averne l’intenzione, e la sua vita cambia per sempre.

Il Fasciocomunista è un libro sul fascismo e sui fascisti divertente ed inaspettato, che però non mette mai alla berlina ne la politica, ne i politici, ne il periodo storico.

Racconta il fascismo ed i fascisti, o quel che ne resta dopo la caduta di Mussolino, ma senza voler per forza essere una condanna, ma cercando di raccontarlo attraverso le avventure di una persona normale, forse un po’ troppo idealista, forse un po’ troppo ingenua, sicuramente sincera.

— un paragrafo significativo —

Poi c’è stata la faccenda dell’università.

A Roma, davanti a Lettere, era morto Paolo Rossi. C’erano stati degli incidenti con tafferugli durante le elezioni universitarie e s’erano menati sul portone. Avevano cominciato quelli di Nuova Repubblica, e i nostri, quelli del Fuan, gli avevano dato una mano. Ma cazzotti, spintoni, niente di più. Solo che c’era ressa tra il portone e il terrazzo che gli sta davanti, e un ragazzo di sinistra è caduto di sotto – tre o quattro metri – ed è morto. Allora hanno occupato l’università – tutta quanta, tutta la Città universitaria – e sui giornali e alla televisione era un coro solo: “Fascisti assassini”. I servizi dei Tg facevano vedere le assemblee nelle aule universitarie, gli striscioni, i cartelli, i cortei, l’indignazione popolare. Pareva che fossimo proprio andati là per ammazzare quel cristiano, pareva che non avessimo nient’altro in mente: “Fascista ? Assassino”. Potevo restare fuori da tutto questo ?

Una mattina mi sono alzato e sono andato a Roma.

Il fasciocomunista

Mondadori

È il 1962 e “Accio” ha 12 anni. È in seminario – sognava di fare il missionario – ma ora s’è stufato e vuole tornare a casa a Latina. Lì però non lo accolgono troppo volentieri: sette tra fratelli e sorelle più un padre operaio e madre in crisi di nervi. E allora scappa da casa non va più a scuola s’iscrive al MSI. Gira con la catena sotto l’impermeabile entra ed esce dalla questura lo espellono dall’MSI entra nel Movimento Studentesco diventa maoista… Antonio Pennacchi racconta la storia di un eroe istintivo stupido goffo attaccabrighe arrogante sentimentale.

il fasciocomunista di Antonio Pennacchi

Il fasciocomunista ultima modifica: 2012-05-13T18:06:07+00:00 da admin-Salvatore
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