Il commissario e il silenzio
Anche questa avventura del commissario Van Veeteren, VV per gli amici, inizia un po’ a rilento.
Troviamo Van Veeteren alle prese con una crisi esistenziale, combattuto tra la passione per il suo mestiere e la voglia di dedicarsi con altrettanta passione ad altro, magari assecondando comunque le sue prospettive culturali.
E’ luglio ed in commissariato tutti hanno il pensiero rivolto alle ferie e si spera che non succeda nulla che possa metterle in discussione.
VV è chiamato a dare una mano professionale alla polizia locale di un paese turistico alle prese con telefonate anonime sulla presunta scomparsa di una ragazzina.
Le telefonate sembrano inattendibili, le circostanze anomale ma non tali da ravvisare reati, agosto è sempre li che ti lusinga, ed il commissario sta per tornare a casa, quando la vicenda ha un’accelerata improvvisa, e la storia raccontata segue il nuovo passo.
Un’indagine a tutto tondo, con interrogatori ai sospetti ed ai testimoni, accertamenti scientifici, supposizioni da confermare, mentre la lista dei cadaveri si allunga.
Il commissario ragiona dentro di se dell’importanza dell’intuizione che viene da dentro senza apparente supporto dall’esterno e si lascia guidare da questo sesto senso per trovare il colpevole.
Peccato che il lettore può facilmente individuare il colpevole proprio grazie ad una semplice intuizione.
Il libro è stato scritto nel 2006 ma è invecchiato da una ingenuità di fondo che forse Nesser spera abbiano i suoi lettori. Un lettore attento e conscio della società in cui viviamo ha bisogno di ben poca intuizione per individuare tra le figure del romanzo quello che con ogni probabilità è il colpevole.
Non si tratta anzi di intuizione, ma di consapevolezza di dove si nasconde il male.
Però questo non rende meno piacevole il libro ed il contributo che ogni investigatore coinvolto da alla soluzione del caso è da seguire e contribuisce alla costruzione della fitta trama.
Guardò l’ora. Le quattro e mezzo. Che fare adesso ?
Una doccia, e poi una lenta passeggiata per Sorbinowo, decise. Preferibilmente lungo qualche vicolo ombroso, se ce n’erano. Per stimolare l’appetito in vista della cena, se non altro. La visita al gregge prescelto da Dio sembrava dover essere rimandata al giorno dopo. Non aveva proprio nessuna voglia di andare fuori in mezzo ai boschi senza aver prima stabilito un minimo di contatto.
E poi. Se effettivamente era un caso da due settimane quello che voleva, allora senza ombra di dubbio non c’era fretta.
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Il commissario e il silenzio
Il commissario Van Veeteren è stanco; dopo oltre trent’anni passati a contatto con il “lato oscuro dell’esistenza” pensa seriamente di cambiare mestiere magari acquistando una piccola libreria antiquaria. Frattanto però prima di partire per una vacanza il commissario riceve una telefonata anonima: una sconosciuta denuncia la sparizione di una ragazza da una colonia estiva che ospita una setta religiosa dalla dubbia reputazione e un capo spirituale alquanto chiacchierato. Un’altra telefonata anonima e il ritrovamento di un cadavere danno avvio all’inchiesta che però si arresta contro un muro di omertà. Van Veeteren decide di prendere in mano la situazione ma indagando a modo suo seguendo i suoi particolarissimi metodi e il suo provato intuito.
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