Cari mostri
Cari Mostri è una raccolta di racconti di Stefano Benni che sono godibili presi uno alla volta, ma che possono essere legati insieme dalla morale di fondo, che vede Benni molto critico verso la società attuale e soprattutto verso i giovani, che non hanno più valori ed obiettivi ed hanno perso il valore classico della famiglia.
Infatti i mostri raccontati nel libro sono ragazzini che fanno la fila per avere i biglietti della star del momento e che sono disposti a tutto pur di ottenerlo; ragazzi vuoti che hanno il possesso come unico obiettivo da raggiungere, che trascorrono la loro vita tra videogiochi e dolciumi .
Sesso, droga, violenza rientrano nella vita quotidiana, i comportamenti trasgressivi sono la norma.
Mostri sono anche le persone insensibili, gli avari, gli egoisti, gli arroganti e chiunque si sente potente e al di sopra degli altri.
Benni descrive ciò che non gli piace, presentandocelo sotto forma umoristica e grottesca, ci fa fare due risate, ma intanto ci schiaffa davanti il peggio della nostra società.
E se in un racconto c’è la prostituta robot, in un altro la strega di Hansel e Gretel (in versione moderna), i gatti investigatori e gli alieni conquistatori, bisogna guardare oltre l’apparenza per cogliere qual è il vero argomento del racconto di turno .
— un paragrafo significativo —
In realtà ci sono anche troppe regole. Il Codice di Lealtà Virtuale, il clv, è una vera palla. Mancano cose… forti… come minorenni, sottomissione, sangue, violenza… capisci?, cose non programmate, istinto puro e brutale.
– Ma ho letto che c’è anche un settore per questo…
– Sì, le Snuff Candies, ma sono di qualità pessima, fatte in Thailandia o in Russia. Sono bambolotte che puoi massacrare senza una vera reazione, e se ti becca la polizia son grane. No, quello è un mercato per piccoli depravati. Ma profanare e andare al di là delle regole con una
Candy di classe… quello è speciale.
– E si può?
– Non si può. Ma succede – sogghignò Marcello.
– In che senso? – chiese Walter, un po’ spaventato dal sorriso cattivo dell’altro.
Marcello si mise gli occhiali da sole azzurrati. I suoi occhi sembravano quelli di uno squalo.
– Be’, due o tre volte mi sono davvero divertito. Una l’ho picchiata fino a romperla, c’erano pezzi in tutta la camera. Hanno arti straordinariamente complessi. La seconda l’ho impalata con un grosso bastone di ferro. Mentre lo facevo ripeteva “procedura sconosciuta, ti prego di interrompere”.
— la presentazione ufficiale —
Stefano Benni sfida il racconto di genere e apre la porta dell’orrore. Lo fa con ironia, lo fa attingendo al grottesco, lo fa tuffandosi nel comico, lo fa tastando l’angoscia, lo fa, in omaggio ai suoi maestri, rammentandoci di cosa è fatta la paura. E finisce con il consegnarci una galleria di memorabili mostri. E allora ecco gli adolescenti senza prospettiva o speranza, ecco il Wenge – una creatura misteriosa che semina panico e morte –, ecco il plutocrate russo che vuole sbarazzarsi di un albero secolare, ecco una Madonna che invece di piangere ride, dolcemente sfrontata, ecco il manager che vuole ridimensionare un museo egizio sfidando una mummia vendicativa. Con meravigliosa destrezza Stefano Benni scende negli anfratti del Male per mettere disordine e promettere il brivido più cupo e la risata liberatoria. E in entrambi i casi per accendere l’immaginazione intorno ai mostri che sono i nostri falsi amici, i nostri veleni, le nostre menzogne.
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