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quattro sberle benedette

Andrea Vitali - Quattro sberle benedettePensate a una di quelle belle commedie all’italiana, in bianco e nero, degli anni ’70.

Immaginatela interpretata da Totò, Peppino e Aldo Fabrizi nella parte dei tre carabinieri.

Aggiungeteci Fernandel, nei panni di Don Camillo a fare il prevosto di Bellano e magari Gino Cervi per completare la coppia nei panni questa volta non del Sindaco ma del segretario di partito.

Ce li avete davanti agli occhi ? Già vi scappa un sorriso ?  Ecco questa potrebbe essere la giusta trasposizione cinematografica di Quattro sberle benedette.

Una commedia vecchio stile, sempre attuale, divertente e fresca.

I tre carabinieri passano il loro tempo più a districarsi nelle loro faccende personali e complicatissimi rapporti personali piuttosto che occuparsi del caso su cui investigare.

Il Maresciallo Maccadò d’altra parte è scusato, visto che dopo tanta attesa è arrivato il primo figlio. O figlia . Non voglio anticiparvi il sesso del nascituro, alla cui scoperta Maccadò ha dedicato tanti sforzi.

Il caso invece riguarda delle lettere anonime, recapitate alla stazione dei carabinieri ed al prevosto e riguardano il coadiuatore del parroco, una figura mai amata e mai entrata nei cuori delle assidue frequentatrici della prima messa del mattino.

Appuntato e brigadiere, comandante in capo in assenza del maresciallo, hanno opinioni divergenti sulla raccolta di informazioni circa la denuncia anonima, ma soprattutto hanno i loro segreti da mantenere.

Mentre gli uomini si fronteggiano e si prendono le loro delusioni, le rispettive donne li guidano con benevolente riserbo, ognuna con il suo stile e conoscendo il lato giusto con cui affrontare certe discussioni con i rispettivi coniugi o parroci.

Il tutto in movimenti per le strade del paese, la mitica Bellano, ed anche sui paesi limitrofi e la grande città, Lecco, da cui arrivano ordini precisi per i tre carabinieri.

Se avete amato Olive comprese di Vitali, questo libro è assolutamente da leggere. Se ancora non conoscete le storie di Vitali legate a Bellano ed ai suoi personaggi, è un buon libro per rimediare.

— un paragrafo significativo —

Ma prima ancora, prima ancora di uscire e andare a casa Maccadò, prima ancora di imbarcarsi sulla bicicletta alla volta di Varenna, il brigadiere Mannu si permise di fare una visita nell’ufficio dell’appuntato Misfatti che aveva notato con la luce ancora accesa.
Cosa diavolo stava succedendo, come mai contro ogni abitudine l’appuntato era ancora nel suo ufficio nonostante l’orario di lavoro fosse passato da un abbondante quarto d’ora?
«Cose grosse?» chiese il Mannu infilando la testa tra porta e stipite.
Il Misfatti mica era scemo, se l’aspettava la visitina del mangiapecore.
E s’era preparato.
«Le poste», rispose, «maledette!»
Solo i treni erano puntuali.
Per il resto invece…
«Questa informativa», si spiegò sventolando un foglio, «avrebbe già dovuto essere tra le mani di chi di dovere due giorni fa!»
E invece…
Il brigadiere accennò di aver compreso.
«Però, appuntato, la posta non viaggia col treno?» chiese.
«Sì. E allora?»
«Be’, se i treni sono così puntuali…»
Il Misfatti restò senza parole. Il Mannu non volle approfittare.
«Va be’, scusate», disse, «vi lascio lavorare in pace.»
Tanto, pensò, nel cestino della carta straccia dove era pronto a scommettere che il Misfatti sarebbe andato a frugare nel giro di uno, due minuti al massimo, avrebbe trovato solo una busta vuota.
Il contenuto era nella tasca della sua giacca e ciò che vi era scritto ben saldo nella sua memoria.

— la presentazione ufficiale —

Quattro sberle benedette

Garzanti

In quel fine ottobre del 1929 sferzato dal vento e da una pioggerella fastidiosa e insistente a Bellano non succede nulla di che. Ma se potessero tra le contrade volerebbero sberle eccome. Le stamperebbe volentieri il maresciallo dei carabinieri Ernesto Maccadò sul muso di tutti quelli che si credono indovini e vaticinano sul sesso del suo primogenito in arrivo aumentando il tormento invece di sciogliere l’enigma perché uno predice una cosa e l’altro l’esatto contrario. Se le darebbero a vicenda e di santa ragione il brigadiere Efisio Mannu sardo e l’’appuntato Misfatti siciliano che non si possono sopportare. E forse c’è chi pur col dovuto rispetto ne mollerebbe almeno una al giovane don Sisto Secchia il malmostoso coadiutore del parroco arrivato in paese l’anno prima e che sembra un pesce di mare aperto costretto a boccheggiare nell’’acqua ristretta e insipida del lago. E poi ci sono sberle più metaforiche ma non meno sonore che arrivano in caserma nero su bianco. Sono quelle che qualcuno ha deciso di mettere in rima e spedire in forma anonima ai carabinieri forse per spingerli a indagare sul fatto che a frequentare ragazze di facili costumi in quel di Lecco è persona che a rigore non dovrebbe. D’accordo ma quale sarebbe il reato? E chi è l’’autore di quelle rime che sembrano non avere un senso? Ma soprattutto di preciso con chi ce l’ ’ha? Ficcando il naso tra le beghe e i segreti della sua Bellano immaginaria e realissima al tempo stesso in Quattro sberle benedette Andrea Vitali apparecchia un altro appetitoso banchetto letterario confermandosi autore prolifico di storie e di invenzioni come pochi altri per la gioia e il godimento del lettore.

quattro sberle benedette ultima modifica: 2014-07-28T13:11:26+00:00 da admin-Salvatore
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