Le mele di Kafka
Abramo è all’apice della sua carriera come giocatore di bocce, parteciperà alle semifinali del Campionato provinciale con buone possibilità di arrivare alla finale .
Tutto il paese è in fermento, il suo istruttore Mario in ansia da prestazione.
Quando Abramo è costretto a partire per la Svizzera per la grave malattia del cognato, in punto di morte, tutto il paese è costernato .
Riuscirà Abramo a tornare in tempo per la gara ?
Non si può tirare indietro, non può far finta di non voler rendere saluto al cognato, anche se lo ha visto solo un paio di volte in vita sua . Il viaggio in Svizzera non si può rimandare e sarà solo il primo di tanti piccoli contrattempi che si frappongono tra lui e la finale .
I documenti scaduti, il difficile tragitto per il San Bernardino, una ruota bucata durante il viaggio, le difficoltà a telefonare in Italia. E poi la neve . L’auto che parte in discesa con la moglie a bordo che dorme . Sembra che tutto trami contro il campione di bocce .
Saranno tutti ostacoli appena accennati, che si risolveranno da soli, non creeranno nessun impedimento . Fino a quando il fato veramente non deciderà di tirare un brutto scherzo ad Abramo .
La storia scorre liscia, descrive la semplicità caratteristica degli abitanti del piccolo paese, un po’ isolati dal mondo, un po’ contenti di esserne isolati . Vitali gioca ancora con il suo mondo felice sulle rive del lago di Como, prendendosi gioco dei suoi personaggi divertendosi a metterli in situazioni semplici ma impreviste.
— un paragrafo significativo —
Più corvo che prete.
Fu il pensiero dell’Abramo, con tutto il rispetto e senza aver condiviso l’immagine con la moglie, dopo che il prevosto lasciò la casa, quando ormai erano quasi le due e dopo essersi liberato del tragico fardello.
La conclusione era stata che se volevano vedere vivo l’Eraldo…
Insomma, vivo…
Aveva impiegato un bel po’ per arrivare a quel punto.
Quando era entrato aveva preso subito la strada della cucina, ormai fredda quasi come fuori.
Un colpo di tosse e poi via.
«Purtroppo…»
La Rosalba aveva cominciato a piangere quasi subito e l’aveva ascoltato con i gomiti appoggiati al tavolo e le mani intrecciate sulla faccia.
Il Ferrascini invece era stato uomo.
In piedi, serio.
Non aveva potuto fare a meno di tirare un sospiro di sollievo pensando al suo socio di bocce. Anche nel caso, non avrebbero certo mandato il prevosto ad avvisarlo, non a quell’ora.
— la presentazione ufficiale —
Abramo Ferrascini, quello della ferramenta di Bellano, è un giocatore di bocce. Come individuale non va bene, ma boccia come dio comanda e in coppia con un buon accostatore diventa imbattibile. È stato tirato su a puntino dal gestore del Circolo dei Lavoratori, Mario Stimolo, allenatore per passione e perché tre anni fa, nel 1955, ha perso il braccio destro sotto una pressa e perciò di giocare non se n’è più parlato. Ora il Ferrascini ha tutte le carte in regola per vincere le semifinali del Campionato provinciale in programma a Cermenate domenica prossima. Ma c’è un intoppo. Suo cognato, l’Eraldo, quello che vive a Lucerna, sta male. Quarantotto ore gli hanno dato i medici di là, svizzeri, precisi. E adesso la moglie di Abramo, Rosalba, vuole a tutti i costi raggiungere la sorella, ma soprattutto dare all’Eraldo un ultimo saluto, magari un ultimo bacio. Ma ce la faranno ad andare e a tornare in tempo per le semifinali? Dipende. Se l’Eraldo muore entro martedì, mercoledì al massimo, si può fare. Bon, via allora. Un’occhiata al 1100, olio freni gomme; carta d’identità rinnovata all’ultimo minuto; prima tappa il passo del San Bernardino, poi giù dritti fino a Lucerna: basta seguire i cartelli, anche se sono in tedesco, perché il nome di quella città lì si capisce lo stesso. Ispirato da un aneddoto legato a un soggiorno a Lucerna del grande scrittore praghese, “Le mele di Kafka” mette in scena il meglio dei personaggi di Andrea Vitali.
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