La zona morta
John Smith .
Il nome falso per eccellenza, non vien più usato a questo scopo nei romanzi perchè è un riferimento fin troppo conosciuto in questo senso .
Ma in La zona morta John Smith è il vero nome del protagonista ed anche se qualche volta si ironizza sulla veridicità del nome, John vorrebbe probabilmente davvero essere una persona diversa da quello che è, almeno da quello che è diventato dopo l’incidente.
Lui non ricorda, ma le sue doti paranormali esistono già da quando aveva sei anni, da quella brutta caduta sul lago ghiacciato .
Dice che è solo fortunato ad indovinare sempre con esattezza il numero della ruota del gioco a premi al luna park, ma in cuor suo sa di avere dei presentimenti incredibilmente esatti .
Le sue capacità vengono notevolmente accentuate dopo un grave incidente automobilistico che lo lasciano in coma per più di quattro anni e da cui si risveglia con un potere che non vorrebbe possedere .
Basta un tocco ad un oggetto o ad una persona per sapere. Passato, presente, futuro, tutto è chiaro, anche se spesso la verità rivelata non è piacevole .
John non vuole giocare al supereroe, non vuole i suoi poteri e non fa nulla per tenerli nascosti e presto diventa abbastanza famoso da spaventare chi gli sta vicino e ricevere richieste di aiuto da persone lontane .
John tenta di riprendere la sua vita normale dopo l’incidente, vuole tornare ad essere un insegnante e non un fenomeno da baraccone, ma quando vede qualcosa di troppo grande per essere ignorato, la voglia di porre rimedio e modificare il futuro che ha visto lo ossessionerà fino a perdere la ragione.
Abbiamo già letto un libro di Stephen King che ha dei parallelismi con questa storia, Doctor Sleep, perchè entrambi i protagonisti si portano sulle spalle i loro poteri paranormali con estrema sofferenza interiore.
Davvero si può pensare di restare normali e condurre un’esistenza monotona quando si hanno doti divinatorie ?
John non solo lo pensa, ma ci prova in tutti i modi fino a quando la coscienza o le ultime parole di sua madre lo obbligano a non ignorare che lui sà e quindi solo lui può intervenire .
Romanzo molto consigliato a chi piace il genere, sulle capacità di scrittura di King non si discute.
— un paragrafo significativo —
Nei primi ventitré anni della sua vita aveva stretto la mano a un solo uomo politico. Era stato quando Ed Muskie aveva tenuto una conferenza in classe nel 1966. Negli ultimi sette mesi aveva stretto la mano a oltre una dozzina di grossi nomi. E mai, mai quel pensiero gli era folgorato in testa: «Chi è costui? Cosa mi dirà?»
Non poteva darsi che, fino a quel momento, lui, Johnny, avesse proprio cercato l’equivalente politico di Frank Dodd?
Sì, era così.
Ma c’era il fatto che nessuno, tranne Carter, gli aveva detto alcunché di particolare e le sensazioni che Carter gli aveva trasmesso non erano particolarmente allarmanti. Stringere la mano di Carter non gli aveva dato quell’impressione di
baratro che aveva provato soltanto a vedere Greg Stillson, in televisione. Stillson gli pareva uno che avesse spinto un passo più oltre il gioco della tigre-che-ride. Sotto la pelle della belva, un uomo.
Ma sotto la pelle dell’uomo, una belva.
— la presentazione ufficiale —
Al risveglio da un coma durato quattro anni, Johnny scopre di possedere un dono meraviglioso e nello stesso tempo tremendo: è capace di conoscere il futuro e i segreti della mente altrui con un semplice contatto, anche solo un tocco della mano. E questa facoltà lo conduce dentro un’avventura agghiacciante, in cui è sempre più solo.
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