Io sono il libanese
Romanzo Criminale è forse il più bel testo che ho letto negli ultimi anni. Uno stile narrativo secco, senza fronzoli, con tanti personaggi calati perfettamente nella trama.
Il capo della banda, capo per carisma, intelligenza e rabbia era il libanese .
Io sono il libanese è l’antefatto a quel grande romanzo che racconta la crescita di questo personaggio, delinquente per vocazione e per nascita .
Libano appartiene alle strade di Roma, che lo hanno cresciuto, ed un po’ ne è grato ed un po’ ne è rassegnato.
Libano si sente delinquente perchè non conosce altre strade e perchè non vuole provare a cambiare e perchè gli piace esserlo.
Ma si sente anche diverso dagli altri, dall’umanità cresciuta in strada e che come lui si sente rassegnata a non poter fare altro.
Se deve essere un ladro, uno spacciatore, anche un assassino, il libanese lo vuol fare senza dover obbedire a nessuno, rifuta la gerarchia del potere costruita sulla violenza, e vuole lui diventare il re di questa Roma dei bassifondi. Delinquente si, ma grande, nei guadagni, nel rispetto, nella paura e nelle azioni.
Ma se crescere nella strada lo ha fornito di grande esperienza nei rapporti sociali con i suoi pari, nulla gli ha insegnato di come fare per muoversi per strade diverse.
Vuole crescere, vuole diventare il re di Roma, ma quale sia la strada da percorrere non riesce a vederla con chiarezza.
Io sono il libanese è un bel romanzo, non all’altezza di Romanzo Criminale che ha descritto con convinzione tanti anni e tanti personaggi, ma che concentrandosi su un unico protagonista lo descrive da ogni sfaccettatura.
Si può leggere anche senza conoscere il titolo precedente, ma sapere chi è Dandy, chi è il Secco e chi il Terribile, solo per citarne alcuni, aiuta molto nella comprensione.
— un paragrafo significativo —
Non poteva continuare così. Non era giusto. Le cose dovevano cambiare. Per questo il Libanese doveva diventare il re di Roma.
– Sta bene. Ci vediamo fra un mese.
Il Libanese afferrò la busta. Il Secco lo richiamò quand’era già oltre la porta.
– Libano, un’altra cosa… – Se semo detti tutto, me pare… – Non m’interessa quello che ci devi fare coi quattrini, e non lo voglio sapere. Io e te non ci siamo mai visti.
La sera stessa, al tramonto, il Libanese, Scrocchia, Dandi e Bufalo presero il commendatore. L’agguatto risultò fulmineo, un capolavoro di organizzazione. Erano tutti coperti da passamontagna, e nessuno pronunciò una parola, perchè il rischio di essere in seguito individuati era troppo alto. Portarono l’ostaggio, bendato e narcotizzato, da Marisa la zinnona. E lì, gasati e adrenalinici com’erano, situffarono a testa bassa in un’amatriciana a regola d’arte che aveva il meraviglioso sapore di una speranza comune e maledetta.
IO SONO IL LIBANESE
EINAUDI
IO SONO IL LIBANESE – DE CATALDO GIANCARLO – EINAUDI
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