Distruggete la Masanto
Distruggete la Masanto non è un romanzo, ne un racconto, ma un sogno.
Per la precisione un bel sogno, di quelli che la mattina ti fanno alzare con la serenità di chi pur sapendo che era solo un sogno è felice di poterlo credere realizzabile.
A sognare è Jacopo Fo, che trascrive il desiderio di un mondo diverso, dove i sentimenti hanno più potere di un’arma spianata e dove la collaborazione è completa, disinteressata ed efficace.
Se conoscete virtualmente Jacopo, tramite la sua newsletter od il suo blog, troverete in questo libro tutto quel che immaginate di lui.
La libera università di Alcatraz non viene citata, ma c’è. E c’è il sesso taumaturgico, l’ecologia ed il vivere sano, fisicamente e psicologicamente. Ci sono le buone notizie, quei raggi di sole in un mondo costantemente temporalesco.
Un gruppo di giovani europei, uniti dall’amore per la vita, la natura, la scienza e l’amicizia, vengono rapiti durante una spedizione in sudamerica. Invece che andare al mare od a visitare monumenti questi ragazzi sono alla ricerca di un tempio perduto.
I rapitori sono mercenari al servizio di una potente e miliardaria multinazionale, la Masanto, che non si fa scrupolo di usare mezzi poco leciti per guadagnare ed ampliare il suo impero.
A combatterla, tra una seduta di yoga demenziale ed una tisana, un gruppo di hippies degli anni duemila, delle prostitute laurete, delle centraliniste in gamba e la rete mondiale dei computer.
Anche se le vicende si svolgono al giorno d’oggi e nel nostro mondo, sembra più probabile che si tratti di un’altra dimensione, dove le emozioni umane hanno poteri concreti e vengono sconvolti i principi di forza che governano il mondo.
La descrizione di questa utopia è a tratti troppo forzata. Il racconto segue il percorso tracciato per arrivare a dimostrare quello che si vuole e non per uno sviluppo naturale della trama.
E’ comunque l’occasione per scoprire un modo alternativo di pensare, sognando e sperando che sia realizzabile.
Un paragrafo significativo
Qualcuno entrò nel Bar del Centro Benessere Shanty, dove si svolgeva la telefonata.
Chiese a gesti ad Assunta cosa fosse successo e lei rispose muovendo la bocca, spiccicando le sillabe senza emettere un suono. Altri arrivarono ad abbracciare Luisa, prima in dieci, poi in venti, tutti abbracciati insieme, intorno a lei, come facevano per gioco per salutarsi alla fine dei corsi di yoga dello sbadiglio.
Poi Luisa si riprese.
Chiese a Laura di ripeterle esattamente tutto quello che aveva saputo sul rapimento. Poi decise di attenersi, per il momento, alla prassi. Far sapere a tutti cosa fosse successo. Davanti a una situazione così, poteva sembrare poca cosa. Ma avevano tirato via tanta gente dal protone di esecuzione e dalla camera di tortura usando proprio quel sistema.
Gli assassini hanno bisogno del buio per sentirsi sicuri. Se accendi la luce il loro coraggio vacilla.
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